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IMGP: L’importanza dell’esperienza nella crescita dei giovani piloti

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Qualche giorno fa, all’interno del nostro articolo “Mugello, storia di una debacle azzurra” leggi qui -,  parlando dei  nuovi talenti del motociclismo italiano avevamo asserito che, o questi ultimi  non ci sono e quindi bisogna scovarli, farli crescere e portarli a vincere o se ci sono, non siamo stati capaci di scovarli, farli crescere e portarli a vincere.

Un concetto molto importante dal quale partire per poter trovare delle soluzioni ormai irrimandabili, perché la situazione si sta facendo davvero imbarazzante.

Noi abbiamo provato a chiedere la sua opinione a chi, magari non dal grande pubblico, è conosciuto nell’ambiente delle “corse nostrane” e che prima da meccanico, poi da pilota-meccanico e poi ancora da tecnico e proprietario di un team, di ragazzini ne ha visti passare molti, cosi come di successi e vittorie: Francesco Milizia, per tutti “Uccio” – nella foto con un giovanissimo Miroslav Popov -.

Una esperienza importante la sua, sopratutto come tecnico nel CIV ma non solo, anche nel CEV, nell’Europeo e in tante wild card nel mondiale; una carriera iniziata come meccanico, proseguita come pilota a partire dal ’75 e poi dedicata ai giovani ragazzini da far crescere in sella alle Sport Production, nei vari  Trofei RD350/500 Yamaha, al 250 Suzuki sino ad arrivare alle GP come meccanico del Team Italia; dal ’95 come proprietario dell’ElleGi Racing Team poi, nel palmares finiscono tre Campionati Italiani 125GP vinti con Caffiero, Lacalendola e Moretti ed un secondo posto con Miroslav Popov nel 2010.

Tantissimi in nomi di chi, in sella alle sue Aprilia, ha debuttato nel corso degli anni e, solo per rimanere vicino ai giorni nostri, possiamo ricordare Davide Giugliano, Romano Fenati, Riccardo Russo, Lorenzo Baldassarri e lo stesso Miroslav Popov.

Noi ad Uccio abbiamo chiesto la sua opinione su quello che è la situazione italiana nella velocità:

“Vedere che a livello Mondiale non ci sono nostri piloti giovani nelle posizioni che contano, fa male. Purtroppo è una situazione che si trascina da tempo ed alla quale bisognerebbe porre rimedio – ha esordito Francesco Milizia –.  E’ anche vero che a volte, anche in presenza del vero talento non è semplice farlo crescere, ci vuole programmazione, esperienza da trasmettere e soldi da investire. Da noi però, anche nel CIV, il livello mi sembra molto basso, non si è riuscito e non si riesce a fare quel salto di qualità necessario. A me piace parlare con i numeri in mano: nel 2000 con Caffiero e con una moto, l’Aprilia 125GP che nel tempo poi si è evoluta tantissimo, al Mugello nel CIV si girava in 2.01; la logica mi portava a pensare che con il passare degli anni e con tutte le migliorie messe in pista, dai telai, alle gomme sino ai motori  si dovesse scendere e cosi, già due anni più tardi, si arrivò a segnare 2.00. Purtroppo però, nonostante le corse non siano mai finite come dico io, cioè che sotto il limite si può sempre andare, si è arrivati a vincere l’Italiano nel 2009 con Moretti che comunque, sotto il muro del 2.00 non è mai andato. Riccardo tra l’altro, all’età di 26 anni quel campionato lo vinse con due gare di anticipo e questo la dice lunga anche sul livello dei suoi avversari. Per vedere qualche cosa di nuovo, abbiamo dovuto aspettare Popov che è riuscito a portare il record del Mugello a 1.59.3, record che ancora resiste, anche con l’avvento delle Moto3. Con molta probabilità, questi ragazzi non riescono ad essere stimolati nella maniera giusta e forse si siedono, si accontentano. La crescita sportiva si ottiene solo correndo molto, partecipando a tante gare in situazioni di alta competitività e possibilmente spendendo poco. Una volta c’erano tantissimi trofei a costi interessanti e, in quegli stessi trofei partecipavano anche piloti molto giovani. Non per ultimo poi, andavi avanti in base ai risultati e non alla valigia. Non ti davano neppure la licenza per la categoria successiva se non lo meritavi. Un’altra cosa, e non per tirare l’acqua dalla mia parte al di qua del muretto: per far crescere i ragazzi ci si dovrebbe anche appoggiare a più strutture di provata esperienza, strutture che nel tempo abbiano dimostrato con i risultati di saper lavorare e, questa selezione la dovrebbe effettuare direttamente la Federazione che, a sua volta, dovrebbe seguire tanti più ragazzi meritevoli. Anche a livello di Campionato del Mondo non bisognerebbe concentrare le risorse soltanto su pochi piloti. E’ come quando punti alle corse, se scommetti su più cavalli hai più possibilità di vincere”.

Avrà ragione Uccio? Difficile dirlo, ma nell’attuale situazione ci sarebbe ben poco da perdere a dargli retta.

 

 


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